Sarà allestita la mostra "Li chiamavano pifferai" a Rocca Calascio, presso il Rifugio La
Rocca che durerà dal 4 al 18 agosto con ingresso
gratuito.
L’antico
borgo, estintosi negli anni cinquanta, si trova ai piedi della Rocca che National
Geographic ha recentemente compreso nell’elenco dei 15 castelli da favola
del mondo. L’inaugurazione
è fissata per domenica 4 agosto 2013, ore 16.30, alla presenza di musicisti
dell’Associazione Zampogne d’Abruzzo.
Stendhal,
Dikens, Berlioz, Lear, Gregorovius e
molti altri protagonisti conosciuti e meno noti del Grand Tour in Italia si
occuparono frequentemente di loro: gli zampognari.
Generalmente
ignorati dalla cultura italiana, anche musicale, furono considerati e spesso esaltati con un
alone di leggenda da scrittori, poeti, pittori e musicisti stranieri in
occasione del loro viaggio italiano.
I
viaggiatori del Grand Tour, scendevano in Italia attratti dalle testimonianze storiche
del nostro paese, dall’arte, dai paesaggi e dallo stile di vita, rimanendo talvolta
affascinati dalla civiltà pastorale abruzzese ovunque si manifestasse, nella
regione come pure lungo i millenari sentieri della transumanza che univano l’Abruzzo
alla Puglia, alla campagna romana e in misura minore all’agro ternano.
Una
particolare espressione di questo mondo era costituito dai pastori musicisti,
ossia gli zampognari.
“L’uso della zampogna era un tempo molto
diffuso in tutto l’Abruzzo”scrive con pizzico di nostalgia John Alfred
Spranger sul Journal of the Royal Anthropological Institute, a margine di
un articolo pubblicato nel 1922, in cui descrive il rito di San Zopito a Loreto
Aprutino. Una riflessione che segue la progressiva scomparsa di questa
tradizione, conseguenza del crollo dell’economia pastorale della regione, nei
secoli precedenti legata a numeri imponenti. Nel 1592 la sola provincia
dell’Aquila “svernava in Puglia 4.471.496 pecore”, seguendo gli antichi tratturi della transumanza. Il
dato non comprendeva le c.d. pecore “rimaste”, i capi diretti alla campagna
romana, all’agro ternano e quelle esistenti nelle altre province (cfr.
Inchiesta Agraria JACINI 1877-1887).
Per
gli artisti, letterati e musicisti che temevano di avventurarsi in Abruzzo,
terra percepita come aspra, con montagne selvagge e pericolosa per la presenza
di briganti, era possibile imbattersi nei pifferari – come li chiamavano – a
Roma, dove arrivavano da tempo immemorabile nel periodo che precedeva il Natale,
come pure a Napoli o in altre città, dove gli zampognari erano diventati un’istituzione.
A
loro si devono testimonianze significative per ricostruire le tracce degli
zampognari e della rilevante influenza esercitata nella cultura europea di ieri
e di oggi.
Pastori
e zampognari, paesaggi, greggi e costumi divennero – nell’800 - una componente frequente
dell’Italia romantica e pittoresca proiettata all’estero.
La
mostra “LI CHIAMAVANO PIFFERARI”, consta di 32 pannelli e intende ricostruire
la presenza dei pastori-musicisti seguendoli negli itinerari del passato,
contribuendo alla conoscenza di un immenso patrimonio culturale che resta
ancora da riscoprire. Una sorta di “viaggio nel viaggio” insieme a pastori,
viandanti, viaggiatori e pellegrini alla ricerca di quelle tracce perdute.
L’evento,
promosso senza contributi pubblici dall’Associazione Zampogne d’Abruzzo -
http://zampognedabruzzo.com - con il
patrocinio di Italia Nostra (sez.ne di Pescara), prende lo spunto da una
importante mostra organizzata lo scorso anno in Francia sul viaggio musicale di
Hector Berlioz in Italia, nella quale fu rilanciata l’influenza
esercitata dai pifferari abruzzesi sull’attività del compositore. Berlioz
dedicò all’Abruzzo, dove venne più volte insieme a Felix Mendelssohn, la sinfonia “Harold en Italie”,
composta di quattro parti, di cui na intitolata “Serenade d’un montagnard des
Abruzzes a sa maitresse”.
Non mancano curiosità, come il ritrovamento di una partitura
settecentesca ed il riferimento a recenti tesi sulla musica di “Tu scendi dalle
stelle”, di cui Sant’Alfonso M. de Liguori compose il testo, riprendendo
melodie da tempo eseguite dai pastori abruzzesi, che il santo musicista
napoletano ebbe modo di seguire da vicino durante la permanenza di oltre due
anni nel Santuario della Madonna della Consolazione di Deliceto (Fg), che volle
dedicato all’assistenza spirituale dei pastori transumanti nel Tavoliere.